mercoledì 26 maggio 2010

Equilibri Arte un'intervista

Segni del tempo: Incontro con Raimondo Burgio

Facebook è un mezzo importante di comunicazione. Spesso durante la mia giornata mi ritrovo a fare due chiacchere in compagnia di amici artisti e non. Raimondo Burgio, è uno dei miei cari amici artisti conosciuto in occasione di un'estemporanea, grafico, interior designer e ultimamente, con pazienza e volontà si sta affermando come artista con quelli che ama definire "Segni grafici". Ci troviamo una sera a parlare d'arte e fra un discorso e l'altro decidiamo di incontrarci per un'intervista. Appuntamento, bar Ciro's Palermo. Con umiltà ed emozione da parte di entrambi ci stringiamo la mano e voraci di continuare il discorso iniziato la sera precedente ricominciamo a conversare.

E.C: Come nasce Raimondo Burgio come artista?

Raimondo : Il mio viaggio nell'arte non è partito di istinto, io ho iniziato una ricerca prima culturale e dopo grafica. Non mi sono subito lasciato andare in attesa di cogliere la struttura filosofica che mi permettesse di interpretare l'ambito in cui siamo. Se artisti come Picasso e la corrente del Cubismo, hanno decostruito il segno grafico convenzionale, io mi sono posto il problema di cosa poter dire di diverso in un epoca di iper realismo e di assoluta libertà che paradossalmente pone delle briglie nell'arte.

E.C: Mi parleresti della tua prima esperienza come artista che espone?


Raimondo: La mia prima esperienza di uscita del mio segno grafico è stata fatta all'interno della Rassegna "Avanguardia Futurista in Sicilia" presso Palazzo Steri. E forse non riesco descrivere quale sia stata la mia emozione quando ho scoperto di esporre all'interno della Sala delle Armi vicino al quadro di Guttuso "La Vucciria".

Raimondo sorride nostalgicamente di questo ricordo. Lo guardo e aspetto prima di interrompere il suo flusso di pensieri.


E.C: In alcune opere come per esempio "Don't Kill" noto un riferimento ai comandamenti citati dalla Bibbia. E' solo una mia impressione?

Raimondo: Assolutamente no! I temi come la religione, la morte l'esistenza, la legge e la morale sono portanti, non si può evitare di parlarne e confrontarsi. Io li affronto andando per allegorie, forzo la mano e metto in discussione il canone estetico, enucleare pensieri e forme per dare un modo totalmente mio di elaborare concetti e contenuti di cui la nostra società è pregna. Questo non implica che sia una provocazione, ma un mio sistema di interrogarmi e interpretare le cose.


E.C: La tua è stata definita una pittura dell'Onirico. Potresti chiarirmi questa affermazione?

Raimondo: L'aggettivo onirico forse proviene dal fatto che i segni della mia come sono quasi trasposizioni di incubi che nascono da notti insonni. Allegorie e simbolismi in cui riconosco istanze di tipo Freudiano.


E.C: Nulla è casuale dunque?
Chiedo con fare provocatorio o forse mossa dalla coscienza che veramente in un mondo fatto di storie incredibili, e di contingenze che guidano, non c'è nulla di indeterminato .

Raimondo: L'uomo non è istinto ma è pieno di pulsioni. Lo spiega meglio di me Jaques Deridda, il filosofo nonché sociologo, che fa una differenza tra istinto e pulsione. Tutto ciò che vedi, è ponderato, per cui nell'atto di disegnare potrei esaurire il quadro stesso nella fase dello schizzo.


E.C: Il tuo rapporto col classico?

Raimondo:
E' una grande risorsa nel momento in cui diviene spunto per elaborare un idea!


E.C:A quale movimento artistico ti ispiri in particolar modo?

Raimondo: Penso al pop nella gestualità da strada veloce e la scelta dei colri. Mi viene in mente Keith Haring anche se io reinterpreto uno stile e una pittura secondo la mia identità. Io credo da sempre e in tutto il mio lavoro in una naturale e fruttuosa "contaminatio"


E.C: Prospettive future?

Raimondo: una mostra in progetto presso il Comune di Tolentino vicino Macerata che ha come tematica Sacro e Profano, decostruzione del pensiero istituzionale tramite l'approccio pop.


E.C: Grazie Raimondo

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